02/19/2014
SCI: UNA DATA DI SCADENZA ANCHE PER CASCHI E SCARPONI?
A Sochi si parla di sicurezza in pista
Sempre attuale il tema della sicurezza sulle piste da sci: se ne è parlato nei giorni scorsi a Sochi durante un forum sull’evoluzione dell’attrezzatura sportiva invernale organizzato da Assosport, l’Associazione Italiana dei Produttori di Articoli Sportivi, in collaborazione con agenzia ICE, Ministero dello Sviluppo Economico e CONI.
I commenti degli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi in anni diversi danno l’idea di quanto siano cambiate queste tecnologie in meno di 40 anni.
Piero Gros (Innsbruck ’76): “Ai miei tempi non si usavano il casco e le protezioni, al massimo un berretto di lana. L’evoluzione negli anni è stata veloce, oggi la sicurezza degli atleti è una delle mission della Federazione Internazionale di Sci. Caschi, protezioni dorsali sono molto tecnici e fondamentali per gli atleti viste le velocità che si raggiungono, non solo in Discesa, anche in Slalom si arriva a più di 60 all’ora. Il consiglio che mi sento di dare a tutti coloro che sciano è di controllare sempre lo stato dell’attrezzatura, che sia sempre in buono stato e indossate sempre il casco.”
Kristian Ghedina (Nagano ’98): “Sono stato il primo a portare in pista le protezioni. I discesisti non utilizzavano il paraschiena per proteggere la schiena e i dorsali. Dainese mi aveva fornito quello che utilizzavano i motociclisti e io l’ho utilizzato in gara a Chamonix nel 1995. Volevano addirittura squalificarmi perché dicevano che grazie a quello avevo dei vantaggi aerodinamici. Da allora tutti i discesisti usano il paraschiena e il numero di infortuni si è ridotto sensibilmente. Dainese è già alla terza generazione di paraschiena, e questo testimonia quanta attenzione e sensibilità ci sia da parte delle aziende italiane per la sicurezza e la protezione degli atleti”.
L’ultima frontiera in materia di sicurezza è legata all’usura dei materiali. Un argomento non facile perché richiede che vengano elaborati a livello internazionale nuovi criteri di valutazione. Emblematico a questo proposito il caso dei caschi da sci. I caschi sono sottoposti allo Standard Europeo CE EN 1077, che prevede tutta una serie di test per la capacità di assorbimento degli urti, resistenza alla penetrazione di oggetti appuntiti, tenuta contro lo sfilamento in seguito all’urto, resistenza del sottogola e zone effettivamente coperte, resistenza agli sbalzi termini (da +50°C a –25°C).
Ora il governo francese sta pensando di introdurre una data di scadenza obbligatoria per i caschi, senza però che sia chiarito come definire la “durabilità” dei materiali. Molti produttori italiani però, proprio per la loro produzione d’avanguardia, suggeriscono già da tempo sulle confezioni dei materiali di cambiarli dopo 3-5 anni, a seconda delle modalità di utilizzo.
Ippolito Sanfratello (Torino ‘06) : “Le valutazioni tecniche sono sempre difficili, anche per questo diventa fondamentale il ruolo degli atleti. Negli ultimi anni sono diventati non più solo testimonial delle aziende ma veri e propri tester che aiutano a fornire già in fase di sviluppo indicazioni utili sulle prestazioni, il comfort e l’usura dei materiali.”
Assosport ha dato il via a una serie di colloqui nell’ambito della FESI in vista di una nuova regolamentazione su queste tematiche. L’obiettivo è trovare un comune accordo a livello comunitario ed evitare che siano i singoli Stati ad adottare politiche autonome, rendendo più difficile per le aziende italiane adattarsi alle diverse regolamentazioni. L’export rappresenta infatti in media il 45% del fatturato delle della loro produzione, con punte del 90% in alcuni settori.