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NEWS 20/05/2024
MATCH POINT: DUE MANAGER A CONFRONTO
Corrado Macciò (Head) e Roberto Gazzara (SNAUWAERT) fanno il punto sull'andamento del mercato tennis e padel

ROBERTO GAZZARA (Ceo, Chairman e Founder di Snauweart)

Siamo di fronte ad un momento di grande crescita per il movimento tennistico. Quanto pesa su questo boom l'arrivo di una nuova generazioni di grandi campioni?

Partiamo da un dato: il tennis è il terzo sport più praticato al mondo, il primo se ra-gioniamo in termini di sport singoli; sicuramente è lo sport più diffuso, dal momento che non esiste nazione che non abbia campi da tennis e una sua federazione tennisti-ca. Ciò detto il tennis ha sempre subito varie fluttuazioni di interesse: c’è stata l’“età dell’oro” negli Anni Ottanta e Novanta, seguita dal quindicennio dominato dai “Big three” - Djokovic, Federer e Nadal - un periodo estremamente florido per la disciplina, soprattutto a livello di seguito e di conseguente ricaduta economica positiva sul settore. Purtroppo il coinvolgimento del pubblico ha inevitabilmente seguito la parabola dei tre campioni e, invecchiati questi ultimi, è andato a sua volta scemando. Serviva un ricambio importante con figure carismatiche e al contempo capaci di fungere da modello ispirazionale, anche perché la cosiddetta “generazione di mezzo” si era già rivelata incapace di scalfire l’egemonia dei Tre Grandi. L’impresa fallita dai vari Medvedev, Tsitsipas, Rublev e Zverev sta riuscendo adesso con Sinner, Alcaraz e Shelton negli Stati Uniti.

Finalmente abbiamo dei nuovi riferimenti in cui le giovani leve possano nuovamente identificarsi sia da un punto di vista anagrafico che personale. Tra il 2010 e il 2016 il comparto ha patito un calo di praticanti nell’ordine del 30-40%. Poi, con il covid, sia il tennis che il padel e negli Usa anche il Pickelball, essendo tra i pochi sport ancora praticabili nonostante le restrizioni, hanno cominciato a risalire la china perché di fatto rappresentavano un modo per uscire dall’isolamento forzato. Basti pensare che negli Stati Uniti, proprio durante la pandemia, si è tornati a livelli di pratica che non si registravano dai primi anni 2000.
In Italia abbiamo poi avuto un’ulteriore fortuna, ovvero la nascita di un campione epocale come Jannik Sinner che in pochissimi anni ha trasformato il tennis in un au-tentico fenomeno sociale, paragonabile solo all’appeal che nel nostro paese ha il calcio. Grazie all’esempio di Sinner il numero dei praticanti, anche giovanissimi, sta aumentando a vista d’occhio e indubbiamente, se nei prossimi 12 mesi l’altoatesino arriverà a rivestire il ruolo di numero 1 al mondo, è probabile che torneremo ad avere le scuole di tennis piene come non accadeva da tempo.

Di questo entusiasmo ne ha beneficiato anche il padel?

Per il padel il discorso è un po’ diverso e, almeno per quando riguarda l’Europa, profondamente diversificato a seconda della nazione. La Spagna, ad esempio, vanta una tradizione decennale per questo sport (e non a caso il 90% di campioni di padel, sia maschi che femmine, sono spagnoli o argentini), in Italia, Regno Unito e Francia è in crescita, in Svezia dopo un iniziale boom l’interesse sta diminuendo, mentre in Germania è pressoché nullo. Spostandoci al di fuori del vecchio continente, negli Usa ultimamente ha preso piede il fenomeno del pickeball che, date le sue caratteristiche, è molto apprezzato soprattutto dagli ex tennisti che per questioni fisiche e anagrafiche hanno smesso di giocare, così come in Australia dove molti campi da padel sono stati riconvertiti, appunto, in campi da pickelball che peraltro richiedono un investimento infrastrutturale molto meno oneroso.


Si tratta di una moda destinata a calare oppure un fenomeno che si consoliderà? 


Ci vorrà ancora del tempo perché l’attrattività del padel possa toccare gli stessi vertici del tennis, anche perché non c’è una vera e propria sovrapposizione tra le due disci-pline (siamo intorno al 5%): chi gioca a tennis può tranquillamente giocare anche a padel, ma difficilmente è valido il contrario. Sicuramente non è un trend destinato a sgonfiarsi, almeno nel nostro paese, se non altro perché, un po’ come lo snowboard in ambito sciistico negli Anni Ottanta, ha l’indubbio vantaggio di offrire una bassa barriera di ingresso: con il padel si impara molto in fretta e ci si diverte da subito. Senza contare che è una disciplina che favorisce la socializzazione e non a caso la sua utenza primaria si colloca principalmente nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Indubbiamente però ora occorre fare un salto di qualità, diventare più attrattivi per le nuove generazioni, pensare di far partire anche campionati seniores e juniores, servono scuole come esistono per il tennis e non a caso la Fip sta già investendo in tal senso. Del resto se prima i campi da padel venivano ricavati da vecchi campi da calcio e da tennis dismessi, adesso sempre più spesso assistiamo alla nascita di realtà indi-pendenti

Parlando invece da un punto di vista di sportindustry nel 2024 vediamo una risalita?

Entrando più nel merito del prodotto, lo sportsystem in generale arriva da un 2023 piuttosto complicato in cui il comparto ha dovuto fare i conti con gli effetti dell’overstock figlio della corsa all’acquisto durante il covid.
Quello del tennis, comunque, è un mercato maturo, in cui anche i comportamenti dei consumatori ormai sono abbastanza standardizzati. Ovviamente i prodotti hanno varie fasce di prezzo che spaziano dal top di gamma all’entry level. C’è stata una buona ripartenza e anche se siamo ancora lontani dai numeri messi a segno nel 2022 stiamo risalendo abbastanza agevolmente la china, consapevoli che se la new generation dei giovani tennisti continuerà a scaldare il pubblico con lo stesso entusiasmo, sarà naturalmente un toccasana anche per le vendite.

Nel caso del padel, invece, molto dipende dalla disposizione geografica dei giocatori. In Spagna, ad esempio, la tendenza è a contenere la spesa, ma questo perché lì con il tempo sono nati almeno 100 marchi specializzati nella produzione di racchette. In Italia stiamo vivendo la se-conda fase dello sviluppo del padel, quella in cui chi ha iniziato a giocare durante il covid partendo con prodotti economici, ora si è fidelizzato e punta più in alto sia in termini di performance che di prodotto.
Infine, vale la pena di fare anche una riflessione legata al genere. Indubbiamente soprattutto per determinate tipologie di sport, ci si ritrova sempre di più a inseguire l’evoluzione delle capacità psicomotorie degli atleti che a loro volta sono sempre più forti. Questo alla lunga può portare e di fatto sta già portando ad accentuare le differenze di prestazione tra categorie maschili e femminili. A livello giovanile c’è comunque una buona risposta: il tennis, insieme alla pallavolo e ultimamente al basket, è tra gli sport preferiti dalle ragazze. A livello di appeal possiamo sicuramente affermare che se Sinner attrae tutti indipendentemente dal genere, difficilmente un ragazzo si identificherà in una tennista donna – ad esempio Jasmine Paolini - che invece per tante giovani e giovanissime può essere un modello positivo come e più di Sinner. Jannik ha un atletismo innato, accompagnato da valori etici, la Paolini non ha una fisicità imponente, ma proprio per questo i grandi risultati che sta ottenendo assumo-no un valore ancora più significativo agli occhi di un’aspirante giocatrice.

CORRADO MACCIO’ (General Manager Head)

Cosa ci dobbiamo aspettare dal padel in Italia dopo il grande boom degli ultimi anni?

Il padel in Italia è un fenomeno che si sta consolidando; la curva di crescita, dopo aver raggiunto il picco, ha subito un leggero rallentamento fisiologico e ora siamo in una fase di “pulizia” del mercato in cui i nodi vengono finalmente al pettine e a resistere sono soprattutto i marchi con una solida struttura alle spalle. Il movimento è ancora molto vivo e il numero di campi continua ad aumentare con gli stessi ritmi degli anni precedenti pur tenendo conto di alcune differenze geografiche: ci sono zon ormai sature e altre dove per morfologia o per ragioni burocratiche è più difficile costruirli.

E dal tennis, l'effetto Sinner si fa sentire a tutti i livelli?

Il tennis si trova  nel pieno della Sinner-mania che purtroppo, come sempre accade in questi casi, ha anche un risvolto negativo che ora è sotto gli occhi di tutti, con persone che rinunciano ad andare a vedere le partite degli Internazionali di Tennis perché il loro idolo non gioca. Ma in questo caso parliamo di tifo e il tifoso, soprattutto in Italia, difficilmente è un praticante.
Resta il fatto che grazie a Sinner il tennis sta ottimizzando un percorso di crescita che in parte aveva già avviato nell’immediato post covid. Non si dimentichi infatti che il tennis è stato tra le poche discipline praticabili durante la pandemia insieme a running e bici, ma a differenza di queste ultime, con il rientro alla normalità non ha perso i praticanti acquisiti. Sinner rappresenta quindi la ciliegina sulla torta di un momento estremamente positivo per il settore e proprio per questo ci aspettiamo un grande impatto con il back to school di settembre quando le famiglie decideranno a quali sport iscrivere i loro figli.

Lato industry cosa state vedendo?

Parlando di numeri, i dati 2023, soprattutto quelli riferibili al primo semestre, confermano sostanzialmente quelli del 2022. Sono stati due anni complessi a causa delle ben note eccedenze di magazzino dovute al boom di richieste verificatosi durante la pandemia. Ora gli stock siamo riusciti a smaltirli e stiamo riprendendo ritmi di vendi-ta normali, come si evince anche dai buoni riassortimenti di aprile/maggio, un’importante cartina di tornasole in grado di restituirci la reale misura dell’andamento del mercato. Altro indicatore importante di quanto il tennis sia diffuso e praticato è rappresentato da quelli che in gergo chiamiamo “prodotti di consumo”, ovvero corde e palline, perché è evidente che più se ne vendono più significa che c’è gente che gioca. Di contro, a fronte di un aumento generalizzato dei prezzi, la capacità di spesa del consumatore si è notevolmente abbassata, anche e soprattutto per effetto della crisi economica globale, e magari si fa fatica a piazzare racchette che superano una certa fascia di costo.

Senza contare che molto spesso le statistiche non tengono conto dell’universo dell’ecommerce che, seppur non ai livelli del 2020, ha comunque un peso significativo nei comportamenti di acquisto. Ad esempio se consideriamo solo il padel, la maggior parte degli italiani che compra online lo fa su siti spagnoli. La Spagna ha una tradizione ormai decennale in questa disciplina e un’organizzazione commerciale assai competitiva. I canali ecommerce spagnoli in Italia hanno avuto subito facile presa perché quando nel nostro paese ha iniziato a esplodere il fenomeno padel molti negozianti non ci hanno creduto fino in fondo e i giocatori hanno iniziato a comprare online. Infine, va detto che i negozi specializzati che si occupano di tennis generalmente offrono anche il servizio di cordatura che a sua volta determina una fidelizzazione importante del cliente; questo con il padel non avviene e dunque si fa fatica ad agganciare il consumatore.





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